SARTU' DI RISO

Il sartù è un timballo di riso a forma di ciambellone, tipico della cucina napoletana ed è ripieno di polpettine, piselli, funghi, fior di latte e uova sode e può essere preparato sia in bianco sia con il ragù.

Nell’immaginario comune la Campania, dal punto di vista della tradizione gastronomica, è molto legata ai primi piatti di pasta eccezion fatta per il sartù ;).

La prima comparsa del riso sulle tavole dei napoletani, avvenne nel XIV secolo, in seguito agli scambi commerciali con la Spagna, nazione di provenienza della dinastia degli Aragonesi, gli allora signori del regno di Napoli. All’inizio però, questo cereale non riscosse grande successo poiché, fino ad allora, era considerato un rimedio medico per la cura di malattie gastriche o intestinali tanto da essere chiamato “sciacquapanza” e “sciacquabudella”. Solo a partire dal ‘700 il riso iniziò ad essere apprezzato. Infatti, quando a Napoli governavano i Borboni delle Due Sicilie, ramo della dinastia d’Oltrealpe, vennero chiamati a lavorare nelle cucine di corte e di molte famiglie aristocratiche napoletane, alcuni cuochi francesi, nominati Monsù (dal francese Monsieur) che molto apprezzavano il riso e che cercarono di nobilitarlo nella presentazione e nel gusto per i palati dei loro padroni. Così il riso, fino ad allora preparato bollito e in bianco, venne servito con la salsa “pommarola” e in seguito come timballo ripieno di melanzane fritte, polpettine e piselli, la cui copertura di riso, celava il goloso ripieno. E’ proprio da questa ricetta e dal termine francese “sur-tout” cioè “sta sopra a tutto” che deriva il nome napoletano di questo piatto chiamato sartù. Con il tempo poi dalla tavola dei ricchi via via passò anche a quella dei poveri, soprattutto nei giorni di gran festa, anche perché la ricetta è impegnativa e un po’ lunga