Il popolo è ormai stremato dopo tanti mesi di conflitto, che ha provocato ovunque morte e distruzione: tanto basta a scatenare una collera collettiva che esplode poi in maniera violenta e incontrollabile. Possiamo attribuire a questo episodio storico un doppio significato: politico e militare.

Dal punto di vista politico, la rivolta porta alla creazione di gruppi auto organizzati ed autonomi, che però non riescono a strutturarsi in un comando unico. Dal punto di vista militare è davvero lodevole l’azione del popolo che, aiutandosi con ogni mezzo a disposizione, riesce a piegare le forze tedesche, costringendole alla resa. Napoli è la città meridionale che più di ogni altra subisce gli attacchi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il 1° novembre 1940 vi è un pesante bombardamento aereo da parte degli inglesi. Seguono altri attacchi aerei che provocano almeno trentamila vittime. Le date più nefaste nella storia della città sono il 4 dicembre 1942 (quando avviene la distruzione di Santa Chiara) e il 28 marzo 1943 (con lo scoppio della nave “Caterina Costa”).

Basta questo per capire come sia stato facile per i Tedeschi entrare in una città ormai vuota e sventrata, abitata solo da poveri e disperati. Nelle Quattro Giornate di resistenza (dal 27 settembre al 30 settembre 1943) il popolo napoletano si oppone strenuamente all’occupazione tedesca. Durante la rivolta viene incendiata anche la sede dell’Università, in cui si concentrano le forze antifasciste, e migliaia di libri vengono distrutti per sempre. I saccheggi da parte dei Tedeschi non risparmiano le caserme e le fabbriche.

Le vittime della rivolta sono numerose, sia tra i militari che tra i civili. La scintilla che scatena la rabbia del popolo viene dalla notizia che un marinaio è stato ucciso da alcuni tedeschi mentre beve ad una fontana, nella zona del Vomero. Alcuni giovani che osservano la scena fermano gli autori del folle gesto e incendiano la loro auto. La notizia dell’omicidio fa il giro della città e contribuisce ad esasperare gli animi della gente.

Da allora in poi è un continuo susseguirsi di agguati, bombe, scontri aperti. Grazie all’azione congiunta di tutte la categorie (militari, studenti, operai) del popolo, dopo quattro giorni i Tedeschi decidono di abbandonare al città. Il 30 settembre 1943 si concludono le quattro giornate di Napoli, episodio di insurrezione popolare che porta a liberare la città dall’occupazione delle forze armate naziste e fasciste, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Alquanto pesante il bilancio di tale rivolta popolare: 168 i patrioti morti durante i combattimenti, 162 i feriti, 75 gli invalidi permanenti, 140 le vittime tra i civili, 19 le vittime non identificate, su un totale di circa duemila combattenti. All’arrivo delle forze alleate, il 1° ottobre 1943, Napoli è già libera e non deve ringraziare nessuno per questo, solo se stessa.