storia della città

Storia della città di Napoli

 

Napoli è una stupenda città che si estende nel Golfo di Napoli ed è dominata dal Vesuvio; 
è famosa in tutto il mondo per le sue bellezze artistiche e naturalistiche e per le testimonianze del suo storico passato.
Le sue origini storiche risalgono al secolo VII quando i coloni greci di Cuma fondarono, durante le lotte con gli Etruschi, una nuova colonia che prese il nome di "Neapolis", (nuova città) in contrapposizione con la preesisteste Palaepolis (vecchia città), fondata secoli prima sulla tomba della mitologica sirena Parthenope. 
Da qui il termine 'partenopeo', usato oggi per indicare ciò che pertiene al capoluogo campano.

Nel 326 a.c.  si alleò con Roma e nel 90 a.C. divenne municipio romano, in competizione con Pozzuoli, e fu distrutta dai seguaci di Silla nell’82 a. C.
Nel corso della guerra greco-gotica, malgrado assedi e saccheggi, si mantenne autonoma grazie all'autorità vescovile che la protesse dai longobardi. Seguì alterne vicissitudini durante l'epoca imperiale e fu saccheggiata più volte. 

Nel 1139 venne conquistata da Ruggero II e aggregata al grande Regno di Sicilia, nel 1194 passò agli svevi, sotto lo scettro prima di Enrico VI e poi di Federico II, fondatore nel 1224 dell'università che tutt'oggi porta il suo nome. 

La conquista angioina (1266) segnò per Napoli, preferita a Palermo da Carlo I, il destino di capitale politica e culturale del Mezzogiorno d'Italia, una capitale cui lo stesso Carlo e i suoi successori diedero veste monumentale. 

Il prestigio della città si rafforzò ulteriormente con gli aragonesi, che nel 1442 strapparono agli Angiò-Durazzo il Regno di Napoli e lo dominarono fino al 1503, quando, coinvolto nelle guerre franco-spagnole, venne ridotto a vicereame alle dirette dipendenze della Spagna. 

Il lungo periodo dei viceré spagnoli (la figura più eminente fu don Pedro de Toledo, che regnò fra il 1532 e il 1553) aggravò le condizioni sociali di Napoli, dando origine al fenomeno del sovraffollamento e registrando avvenimenti drammatici: l'eruzione del Vesuvio nel 1631; la rivolta del 1647 capeggiata da Masaniello; la peste e il terremoto del 1656, che determinarono demolizioni e speculazioni tali da far scrivere a Carlo Celano, nel 1692, che gli architetti in quel tempo fecero più danni che il terremoto stesso. 

Successivamente nel corso della Guerra di successione spagnola, l'Austria conquistò Napoli e la tenne fino al 1734, quando con Carlo III di Borbone - dopo la guerra di successione polacca - il regno tornò indipendente.

Sotto Carlo III Napoli divenne una delle principali capitale europee, e l'opera di Carlo (che nel 1759 lasciò Napoli per assumere la corona di Spagna) fu continuata dal figlio Ferdinando IV, finché non venne rovesciato dalle correnti rivoluzionarie e dalle truppe francesi nel 1799. 

La Repubblica Napoletana sorta nel 1799 sul modello di quella francese ebbe vita breve ma intensa, non incontrando però mai il favore popolare essendo i suoi esponenti intellettuali molto lontani dalla conoscenza delle necessità reali del popolo. 

La Repubblica inoltre, sebbene non riconosciuta dalla Francia, fu di fatto sottoposta a una "dittatura di guerra" francese che ne limitò di molto l'autonomia e la costrinse a sostenere le ingenti spese causate principalmente dalle richieste dell'esercito francese costantemente in armi sul suo territorio. 
A questo si aggiunse una fortissima repressione contro gli oppositori del nuovo regime che certo non aiutò a conquistare le simpatie popolari (alcune fonti parlano di oltre 1500 persone condannate a morte e fucilate dopo sommari "processi politici" in tutto il Regno). 

La Repubblica fu comunque spazzata via dopo pochi mesi dalle armate dei cosiddetti "lazzari" (i popolani napoletani filo-borbonici) comandati dal cardinale laico Fabrizio Ruffo, appoggiato dalla flotta inglese. 
La riconquista di Napoli da parte di Ferdinando fu però segnata dalla repressione nei confronti dei maggiori esponenti della Repubblica Napoletana, seguita da circa un centinaio di esecuzioni. 

Dopo pochi anni, comunque, nel 1806, Napoleone s'impadronì del Regno, ponendone prima la corona sulla testa del fratello Giuseppe e poi su quella del cognato Gioacchino Murat. 

Questi due Sovrani diedero al Regno nuove istituzioni tecniche e scientifiche ed un'amministrazione comunale moderna, che vennero conservate dai Borboni, insediatisi nuovamente nel 1815, e che anzi cercarono di dare uno slancio all'industrializzazione pubblica, sotto il Regno di Ferdinado II

Ritornato in mano a Ferdinando e ai Borbone, nel 1860 il Regno delle Due Sicilie, fino ad allora indipendente, fu conquistato dai Giuseppe Garibaldi e poi dalle truppe del Regno di Sardegna e annesso al Regno d'Italia, nonostante una guerra di resistenza durata circa un decennio e chiamata con il termine dispregiativo dibrigantaggio

Da allora è iniziato un lento declino per la città che, da capitale di un florido regno, si è ritrovata abbandonata a se stessa in un contesto nazionale per lo più ostile e indifferente.

Il periodo successivo all'unificazione d'Italia (1860), fu caratterizzato da gravi problemi economici e politici. 

Da quel momento la storia di Napoli si inserisce nella storia d'Italia: tra le benemerenze della città, duramente provata dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale, meritano ricordo le quattro giornate di lotta popolare, che la liberarono dall'occupazione tedesca (25-28 settembre 1943) per le quali la città di Napoli fu insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare.