La chiesa di Santa Maria dell'Incoronata è una chiesa di Napoli eretta in epoca angioina ed ubicata sull'attuale via Medina.

 


Il portico

A poca distanza dal Castel Nuovo (dimora reale in epoca angioina), la chiesa fu edificata come parte di un programma urbanistico teso a dotare l'area attorno al palazzo reale di una serie di edifici pubblici e privati, secondo il volere di Carlo II d'Angiò.

Il tempio venne fondato nel 1364, ma non in ricordo dell'incoronazione della regina Giovanna I d'Angiò e del suo secondo marito Luigi di Taranto, come crede la tradizione, bensì per ospitare una preziosa reliquia, una spina della corona di Cristo, che la sovrana aveva richiesto espressamente in dono dal re di Francia, Carlo V di Valois, raffigurata nel portale d'ingresso; l'edificazione di questa particolare "cappella palatina" esterna al Castello, avvenuta in un momento difficile per la regina, subito dopo la morte del marito (1362), doveva avere la funzione di rivendicare davanti al popolo napoletano la legittima sovranità sul Regno da parte di Giovanna, ricollegandola alla sacralità di Cristo.

In origine un piccolo ospedale fu costruito accanto al luogo di culto e l'intero complesso fu governato all'ordine dei Certosini di San Martino sino alla fine del XVI secolo.

Fu riaperta al culto nel XVIII secolo, dopo un periodo di totale abbandono e subì una serie lunghissima di restauri (ad opera di Gino Chierici negli anni venti e della soprintendenza negli anni cinquanta del Novecento) che si protrassero sino al 1993: gli ultimi interventi hanno privato la chiesa delle sovrastrutture adiacenti e dei barocchismi, rendendola, così come oggi ci appare, del tutto spoglia di ogni arredo.

L'interno

Gli archi
Affreschi sugli archi

Il particolare impianto a due navate asimmetriche coperte da crociere sembra sia il risultato di un rimaneggiamento del preesistente edificio in cui era posta l'aula giudiziaria per i processi penali del tribunale dell'epoca angioina.

La chiesa risulta interrata rispetto al piano stradale in quanto, in epoca posteriore, l'area fu colmata, per volere di Carlo V, da sterri utilizzati per sistemare il fossato di Castel Nuovo.

Frammenti di affreschi, probabilmente eseguiti intorno al 1352 sono visibili nella prima campata, a sinistra dell'ingresso; essi rappresentano Il trionfo della fede e I sette Sacramenti e sono stati attribuiti a Roberto Oderisi.

Alcune identificazioni di personaggi celebri, sebbene prive di effettivo fondamento, sono state fatte su alcuni di questi affreschi come ad esempio i tre figli di Giovanna I nella Confermazione, San Ludovico di Tolosa ordinato vescovo da Bonifacio VIII nella Ordinazioneoppure addirittura il Petrarca e Laura nel Battesimo.

Anche le pitture presenti nelle lunette, varie Storie bibliche (1340-43), gravemente danneggiate, sono da attribuirsi allo stesso artista napoletano.

In fondo, a sinistra dell'altare maggiore settecentesco, vi è la Cappella del Crocifisso, un tempo affrescata con opere di inizio quattrocento (Vita di San Ladislao) i cui frammenti sono oggi esposti nella navata maggiore, attribuiti ad un ignoto pittore di origine marchigiana e formazione padana, indicato con il nome di comodo di Maestro delle storie di San Ladislao. Sulle volte della cappella sono dipinte le Storie della Vergine, della stessa mano. Nella cappella era presente infine un polittico, descritto nelle "Vite de pittori, scultori ed architetti napolitani" del De Dominici (1742), di cui restano tre pannelli esposti al Museo di Capodimonte, sempre eseguito dallo stesso Maestro delle storie di San Ladislao.

Nella cappella si ammirava anche un bel Crocifisso ligneo eseguito da Michelangelo Naccherino, ritenuto a lungo di Giovanni da Nola, oggi nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Cappella Cangiani.